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CONVEGNO: EMIGRAZIONE DI CAPITANATA IN USA

di  angelodv - 2/4/2007 21:00:00

Emigrazione dalla Capitanata agli USA. Se ne è parlato in un convegno a San Marco in Lamis. La terra d’origine di tre grandi testimoni: Nicola Sacco, Fiorello La Guardia e Joseph Tusiani

San Marco in Lamis. America….America! E’ questo il leit motiv di speranza, di affermazione e ricchezza ed anche di nostalgia tra andate e ritorni (raro quello definitivo) che caratterizza l’esperienza degli emigrati dalla Capitanata di ieri e di oggi negli USA.

Di questo e di altro se ne è discusso a iosa in un convegno sul tema, svoltosi ieri e l’altra sera nell’accogliente Auditorium della Scuola Media “Francesca De Carolis”, a San Marco in Lamis.

“Mattatrice” dell’avvenimento è stata Rosaria Teresa Tenace, che ha raccontato per filo e per segno la sua esperienza di vita e di lavoro, quale sammarchese trapiantata in quel di Buffalo (Connecticut, USA). Partita a 16 anni, nel 1965, per ricongiungersi con i suoi genitori, che l’avevano lasciata dieci anni prima, ha vissuto finora una vita davvero “fortunata”, come ci ha tenuto a sottolineare. Una esistenza diversa dallo stereotipo dell’emigrante, in quanto si è subito inserita nella società americana in termini di mentalità multi etnica, di vita e costumi, senza per questo rinunziare mai alla sua “italianità”, anzi dalla stessa sostenuta in tutto il suo percorso di successi. Ha studiato regolarmente, diplomandosi a 20 anni come hostess di volo.
Con questa qualifica subito assunta alla North West, dove è rimasta per circa dieci anni, dapprima sulle rotte interne e poi in quelle internazionali. Volava sempre! Bastava provare un desiderio che presto veniva soddisfatto, come per esempio l’acquisto di un paio di scarpe a Roma, effettuato dopo un viaggio in aereo di poche ore. Così pure aveva voglia di una tintarella ed in un baleno si trovava sulle spiagge di Honolulu nelle Hawaii. Così si presentava in pieno inverno nelle feste da ballo a San Marco in Lamis. A 30 anni, riprende gli studi, e dopo 6 anni ottiene la duplice laurea quale interprete traduttrice. Ed è questa la sua attuale libera professione, alternata con quella di docente accademica. L’America per lei è tutto, successo, ricchezza e soddisfazione. Eppure non si lascia sfuggire una punta di nostalgia – tristezza, il ricordo dei nonni e l’amicizia di quanti gli sono stati vicini durante gli anni della sua infanzia ed adolescenza.

Sono questi i sentimenti e i motivi di tanti suoi ritorni. In sintonia si è espressa anche la relatrice Lucia Caracci Cullens, vice console italiana di Buffalo, che, dopo aver fatto un rapido excursus sulla storia degli USA, si è soffermata a lungo a parlare dell’”italianità” presente in queste terre, in termini di “nicchie” linguistiche, di usi, costumi, tradizioni ed anche in termini gastronomici. “Gli Italiani si sono fatti avanti in tutti i campi – ha sottolineato - da quello politico ed imprenditoriale, a quello culturale, letterario, artistico ed accademico”, sciorinando in proposito un elenco di nomi di italo - americani noti e meno noti, distintisi con le loro opere ed impegni nelle diverse attività.

Angelo Di Summa, dirigente di settore della Regione Puglia, dal canto suo,

sulla scorta di due libri, “E così ho lasciato la mia terra” e Italy Italie Italien Italia, curati da Sergio D’Amaro e da Antonio Del Vecchio, entrambi editi dal Crsec della Regione Puglia di San Marco, si è intrattenuto ad analizzare le storie di vita degli emigrati dalla Capitanata nei diversi continenti, compresi gli USA, argomentando con acume sulle motivazioni e i sentimenti dei “ritorni” (pochi quelli da oltre oceano e quasi tutti quelli dall’Europa).
Domenico Rodolfo, v.presidente della sezione regionale della Filep (Emigrati Pugliesi nel Mondo) ha scandagliato a fondo e con grinta il fenomeno, mettendo in luce sul piano antropologico i patimenti, i successi e gli insuccessi, in termini di integrazione, degli emigrati, il popolo dalla doppia ed eterna identità.
Saluti e ringraziamenti sono stati esternati man mano dagli organizzatori del convegno e dalle autorità. In primis, il sindaco Michelangelo Lombardi, che si è compiaciuto dell’iniziativa odierna, auspicando uno scambio culturale-turistico di tutti i nostri emigrati americani.Tutto questo potrebbe rivelarsi per la loro terra d’origine, in particolare il Gargano, un evento estremamente positivo non solo sul piano sentimentale – affettivo, ma anche in termini di ricaduta economica.“Altro che Cina e Giappone!”- ha concluso.
Raffaele Cera, presidente dell’Associazione “Buffalo” di Torremaggiore, a nome e per conto anche del suo vice D’Andrea, si è promesso di arricchire il rapporto di gemellaggio con la città americana, con iniziative di alto profilo e scambio culturale tra le diverse istituzioni.
In sintonia si è espresso anche Antonio Cera, nella sua duplice veste di dirigente scolastico e di amministratore provinciale, che ha dato tutta la sua piena disponibilità alla progettazione di interscambio tra studenti sammarchesi e quelli americani.
Matteo Coco ha moderato i lavori, anche in veste di presidente del Centro sulla Storia e la Letteratura dell’Emigrazione.
A rappresentare la Comunità Montana del Gargano, presenziava l’assessore Emanuele Leggieri.
In sala c’era pure oltre al pubblico sammarchese, una nutrita rappresentanza di studenti e docenti di Torremaggiore (città che, come si ricorderà, aveva ospitato lo scorso anno una identica manifestazione).
Perché dunque la scelta di San Marco? E’ presto detto. La si è preferita non tanto per la quantità degli emigrati nella terra di Colombo, che non fu preponderante come quella di Roseto Val Fortore, quantoper la qualità ed attività di alcuni suoi figli migliori,che con la loro originale opera ed impegno hanno dato e danno ancora oggi lustro alla loro terra d’origine, e quindi, alla Capitanata e alla Puglia. Ovviamente il riferimento principe è ai fratelli Joseph e Micael Tusiani, il primo noto letterato poliglotta e l’altro, considerato uno dei massimi dirigenti petroliferi del mondo. A questi si aggiungono le nuove leve, come Joe Villani,ingegnere ed inventore nel campo della tecnica bio - medica,dell’architetto Antonio Saracino (classe ’76) che nonostante l’età è già un affermato designer nel campo dell’arte e della costruzione e di tanti altri ancora.

FONTE: Garganopress  http://garganopress.net/

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